Non fidarti di me di Chiara Cilli | Release Blitz + Double Review




Esce oggi Non Fidarti di Me, ottavo volume della serie dark contemporanea Blood Bonds, il secondo con protagonisti Armand Lamaze e Ekaterina Kuznetsov! Scorrete il post per i link d'acquisto e godetevi l'estratto ❤



Titolo: Non Fidarti di Me
Serie: Blood Bonds Vol. 8
Genere: Dark Contemporaneo
Editore: Selfpublished
Pagine: 151
Prezzo eBook: € 2.99
Prezzo cartaceo: € 5.90



Credevo che Katerina sarebbe stata colei che mi avrebbe salvato.
Credevo che sarebbe stata una missione semplice, rapida, pulita.

Poi l'ho trovata nei sotterranei, nella mia stanza.
Invece mi sono avvicinata troppo.

Ora siamo nelle grinfie del mio mostro.
Non avrei mai pensato che Armand Lamaze custodisse un segreto così tremendo.

E non importa quanto lotteremo per liberarci.
Ora devo sopravvivere a qualcosa che non avevo programmato.

Katerina non uscirà viva da qui.

Lo vedremo, Lamaze.


Dark Contemporaneo
Questo romanzo contiene situazioni inquietanti, scene violente e rapporti sessuali di dubbio consenso o non consensuali. Non adatto a persone suscettibili ai temi trattati. Se ne raccomanda la lettura a un pubblico adulto e consapevole.



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RECENSIONi

Tormento. Paura. Tenerezza. Confusione. Rabbia. Dolore. Disprezzo. Amore.

Sensazioni ed emozioni contrastanti mi hanno fatto compagnia durante la lettura di questo volume della Blood Bonds Series, tanto da trovarmi a battere i tasti di questa tastiera con tanta foga da farmi quasi male. Ho bisogno di riversare ogni singolo pensiero fuori dalla mia mente mettendolo nero su bianco. Sporcando questo foglio immacolato come Armand è stato sporcato dalla donna che avrebbe dovuto proteggerlo e tenerlo al sicuro sopra ogni cosa. Vladilena Lamaze, sua madre.
È stato un fendente dritto alla bocca dello stomaco addentrarmi in quella stanza delle torture, nei sotterranei del castello Lamaze dove il mostro è accampato. Così come è stato straziante vagare nei meandri della mente di Armand, rivivendo il passato attraverso i suoi occhi, i suoi ricordi.

«Non stai tentando di fuggire», constatò avanzando, la voce tanto lugubre da farmi accapponare la pelle.
Perché quella non era la sua voce.
«Non stai urlando.» Si fermò dinanzi al tavolo, sondando i miei occhi. «Non stai piangendo.» Si puntellò con i pugni sulla superficie incerata, sporgendosi appena verso di me per bisbigliare: «Questo non è normale».


Penso che questo volume sia uno dei migliori della serie, non so da quanto lo aspettavo per poter osservare in modo più chiaro il passato di una delle famiglie più importanti di Véres: i Lamaze.
La psicologia dei personaggi è elevata alla massima potenza. L'autrice ci permette di entrare nel fulcro della storia. Come un cuore nero pulsante, la trama dell'intera Blood Bonds è legata a questo personaggio, tutto ha avuto inizio con lui e ho la cocente sensazione che è con lui che si concluderà.
Armand Lamaze, per me, è stato un fulmine a ciel sereno. Fin dall'inizio, dalle prime scene di Soffocami, ha fatto breccia in me insinuandosi in profondità. Così come è andata in fondo Vladilena Lamaze col suo amore malato, un amore non consono alla figura di una madre. Di solito, tendo a non odiare i personaggi, ma a capirli, a mettermi nei loro panni. Per Vladilena, invece, provo un odio atavico che rasenta la cattiveria, quella cruda e pura.
Armand è un mondo; un intero pianeta che implode su se stesso. Combattuto tra le proiezioni che la sua mente riproduce e la realtà che ha davanti. La donna del suo passato e la donna che è con lui in quella stanza, Ekaterina Kuznetsov.
Un ultimo sacrificio, l'ultimo sangue da versare in cambio dell'agognata libertà.
Ekaterina. Oh, cercare di entrare in connessione con lei è una vera e propria fatica di Ercole. Una donna forte, addestrata per combattere e uccidere. Una guerriera che potrebbe liberarsi e annientare Armand in due secondi netti. Una campionessa tenuta a bada dietro le sbarre della sua prigione personale. Due personalità che sono legate indissolubilmente al sentimento di amicizia nei confronti del loro mentore, il più piccolo dei fratelli, André Lamaze.
Il rapporto tra gli #Ekandré mi ha stretto il cuore in una morsa. Quelle scene, hanno aperto una voragine nel mio petto, una sorta di buco nero che ha inghiottito ogni cosa gli capitasse a tiro. La stessa spirale di caos e devozione che ho provato quando Armand accenna al fratello. L'amore che il primogenito dei Lamaze prova per i suoi due fratelli è esemplare. Uno di quelli impossibili da eguagliare, un amore in grado di scacciare il buio delle tenebre, un sentimento così radicato e su cui Armand ha basato la sua stessa vita.

«Armand.» La voce di Katerina mi attirò come il canto di una sirena. «Parla con me.» Il suo sguardo mi ghermì quasi con ferocia, risucchiandomi nella sua intensità. «Ci siamo solo tu e io, come prima.»
La tristezza mi velò gli occhi. «Non quaggiù», dissi in un sussurro intriso di rabbia. «Non siamo soli, qui.»


Mi sono ritrovata anche a rivalutare un personaggio che nelle trilogie precedenti abbiamo visto come il cattivo assoluto della storia. Leggere di com'era Antoine Lamaze prima del fattore scatenante che ha dato il via a questa roulette russa, mi ha lasciata senza parole, ma non a tal punto da espiarlo da ogni colpa.
Fin dall'inizio, sapevo fin nelle ossa che questo romanzo mi avrebbe annientata. Non solo perché Armand è uno dei miei personaggi preferiti, ma perché avevo intuito che il vaso di Pandora sarebbe stato scoperchiato facendo così fuoriuscire tutti i mali.
La sua crudezza, l'oscurità, la depravazione di cui è pregno pongono questo dark contemporaneo una spanna sopra a ogni romanzo letto prima. Siamo a livelli elevati, altissimi. Conoscendo lo stile così preciso e minuzioso della Cilli, mai ho dubitato di quanto sarebbe stato grandioso il risultato finale. Ciononostante, ho passato giorni a prepararmi al momento, a quando mi sarei ritrovata in quella stanza chiusa insieme a tutto il bagaglio che sia Ekaterika che Armand si portano sulle spalle. Ai segreti, alle omissioni, alle presenze scomode, alle bugie, ma non avevo messo in conto che sarei andata in mille pezzi come un bicchiere di cristallo scagliato contro una parete. Cosa accadrà nel prossimo romanzo? E, soprattutto, sarò in grado di affrontare l'atto finale di questa trilogia? Due, delle tante domande che mi stanno ossessionando e che non mi concedono pace.
Una sola certezza mi consola: sarà un finale epico, qualsiasi esso sia.


 
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Armand Lamaze.
Oscurità. Mistero. Paura.
Sono queste le prime tre parole che mi vengono in mente se penso a questo personaggio. Colui che dall’inizio sembrava stesse sempre in disparte ad osservare, captare in silenzio, con diplomazia e autorità. Colui che si nascondeva dietro all’istinto rabbioso di Henri e allo sguardo ghiacciante e affilato di Andrè. Ma sapete… chi si mantiene nell’ombra è colui che muove i fili, chi giostra tutto a suo piacimento, sbagliando molte volte, facendo sempre il possibile affinché tutto proceda secondo i piani, ma sempre con un unico obiettivo: proteggere la famiglia.
Quando ho iniziato questa serie ho sempre trascurato il maggiore dei fratelli, pur sapendo che nascondesse un grande segreto alle spalle, forse il peggiore fra i tre. Anche adesso continua a non spiccare fra i miei gusti personali, una sensazione “a pelle” come si vuol dire, ma leggendo Non fidarti di me sono arrivata a delle consapevolezze che mi hanno reso vulnerabile, confusa, sconvolta, e addirittura impaurita. Ho capito che ho sbagliato di grosso a non considerare il suo personaggio perché, nonostante sia l’ultimo dei tre fratelli di cui la Cilli ci narra, è forse il più importante, è il fulcro da cui parte tutto e da cui tutto è iniziato.
L’autrice ci ha lasciato il piatto più buono del banchetto alla fine, per potercelo gustare e per poter essere preparate ad entrare nella testa di quest’uomo che ci ha messo ben otto libri per conquistarmi, ma manca ancora qualcosa per essere davvero sua e sono sicura che accadrà, me lo sento.

Erano gli occhi del Male. Emerso dal sottosuolo.
Perverso. Invincibile. Assoluto.
Erano un proclama di morte imminente.


Nel finale del primo volume abbiamo lasciato un Ekaterina curiosa che si accingeva ad entrare nella stanza dei sotterranei. Una stanza sconosciuta da chiunque, ma che la nostra protagonista riesce a scovare con semplicità. Non avrebbe mai dovuto farlo. Non sarebbe dovuta mai entrare in quella stanza perché lì, proprio in quello spazio dove l’odore del sangue e il brivido del terrore impregna ogni cosa, risiede il vero Armand Lamaze. Un Armand che nessuno conosce, dove la sua mente viaggia e dove mette in mostra la sua vera anima che appartiene ad un mostro orribile che non vuole lasciarlo andare. Un mostro che l’ha rovinato quando era solo un ragazzino, abusando del suo corpo e della sua mente. Sua madre. Ebbene readers, se con le trilogie precedenti abbiamo odiato così tanto Antoine, sarà il turno di Vladilena adesso e credetemi, lo schifo che proverete sarà imparagonabile. Nel passato di Armand c'è un punto di non ritorno e da quel momento è stato tutto in discesa e la famiglia felice e spensierata che mi sono sorpresa di leggere, ha cessato di esistere.
Avevamo avuto già un assaggio nel libro precedente di quello che il maggiore dei Lamaze è in grado di fare, dove la sua natura esce fuori e dove il peggiore dei suoi incubi lo travolge, lo manipola e lo istiga prendendo il sopravvento sulle sue azioni. Ma adesso, che in quella stanza c’è anche la nostra Ekaterina, cosa potrebbe accadere?

Contaminando il suo cuore.
Possedendo il suo corpo.
Conquistando la sua mente.


Posso ben confermare che forse questo volume è il più tetro, oscuro, dark di tutti i precedenti.
Fino ad ora abbiamo assistito a combattimenti, violenze, spargimenti di sangue e chi più ne ha ne metta, forse eravamo anche preparati a tutto quello (quasi tutto) o forse avremmo potuto aspettarci determinate cose (quasi tutto, ancora). In questo libro, tutto questo ci viene messo nudo e crudo davanti ai nostri occhi, è una dimostrazione concreta, immediata che assorbiamo, immagazziniamo e poi passiamo avanti, seppur con dolore. Ma c’è qualcosa che terrorizza più di tutto questo, qualcosa di infido, di subdolo, difficile da captare all’istante che ti tiene lì, fermo ad aspettare di scoprire la verità, di capire cosa c’è dietro ai gesti non casuali, alle parole enigmatiche, alle azioni strane e disturbate.
La mente.
E’ attorno a questo che ruota Non fidarti di me: la mente che inganna, i ricordi che ti dilaniano, i tormenti e  demoni interiori che ti consumano, i sensi di colpa che continuano a scavare senza via d’uscita.

Ero un essere abietto e debole, debole, debole. Meritavo solamente di marcire nel buio in cui lei mi aveva condotto. In cui io avevo scelto di seguirla. Perché ero un mostro.


L’intero libro è ambientato tutto nella suddetta camera e dura un’unica giornata. Questo ci fa capire che noi lettori, con questo libro, dobbiamo dimenticare tutto il mondo esterno, tutto quello che accade non è importante rispetto a quello che sta succedendo in quella camera. Dobbiamo essere lì’ dentro con loro ed io ero proprio lì, in quell’angolino oscuro, ad osservare come Armand e Ekaterina stavano per spezzarsi l’uno con l’altro.
Da una parte abbiamo il nostro Armand Lamaze, in tutto il suo oscuro splendore, che mette a nudo la sua natura di fronte a quella donna che l’ha fatto sentire per una volta diverso, libero. La sua mente gioca brutti scherzi e lì dentro è in continua lotta con sé stesso con ciò che vorrebbe fare e ciò che dovrebbe fare. La sua preda è la nostra eroina, Ekaterina, una donna che sto imparando ad amare, una combattente coraggiosa e determinata, che deve portare a termine la sua missione e raggiungere il suo unico scopo.

Colei il cui sangue mi avrebbe reso libero.
Colei che mi avrebbe donato la pace.



Anche lei però perderà leggermente di vista la sua strada perché si lascerà trasportare dalle parole di Armand e sarà in continua lotta con il suo alter ego che non ce la fa più, vuole uscire, vuole rompere quella gabbia e distruggere quest’uomo. E’ in questo volume che viene fuori maggiormente quello che è realmente Armand Lamaze. Mi si accapponava la pelle quando, attraverso gli occhi di Rina, lo vedevo parlare con il suo inferno, guardando altrove, verso il peggiore incubo di sempre che solo lui può vedere.  Nella mia mente gridavo “Scappa, Rina! Fuggi da lì!”. Di sicuro al suo posto l’avrei fatto, a gambe levate, senza farmelo dire due volte, ma io non sono Ekaterina, non sono la Campionessa, sono una comune mortale. Lei non ha paura e forse è proprio Armand che dovrebbe stare attento a questa donna che saprebbe metterlo a tappeto in un secondo.
Lei è una preda che non vuole scappare, che non frigna e non implora.
Entrambi i protagonisti hanno il loro obiettivo davanti agli occhi e quell’obiettivo rappresenta la libertà assoluta. Chi vincerà? Chi sarà il primo ad attaccare? E chi sarà il vincitore?
In Non fidarti di me il lettore vive un’alternanza fra presente e passato. I flashback presentati dall’autrice chiariscono finalmente molti dubbi e domande che nella nostra testa frullavano dal primo libro della serie ed è proprio nel volume più dark e oscuro che scopriremo cosa è accaduto tanti anni fa, cosa ha dato vita a questa serie di eventi che hanno portato la famiglia Lamaze a distruggersi pian piano. Non trascurando, inoltre, le scene in cui anche il Lamazino è presente e in quel caso il mio cuore ha fatto crack. No, ancora non l'ho superata!

Fu allora che si prese qualcosa che non le apparteneva, qualcosa che non mi avrebbe più ridato. Il primo pezzo di me.
Il primo strato della mia anima. Il primo frammento del mio cuore.


I pezzi si iniziano ad incastrare, gli eventi sono pronti a essere collegati, tutto grazie alla scrittura della Cilli che ancora una volta si dimostra impeccabile. Tutto procede lentamente, ogni scena ha il proprio spazio personale grazie al quale è possibile assaporarlo per bene. Ogni evento racchiude una serie di azioni, aggettivi, avverbi e sostantivi adatti allo stile del dark contemporary, impreziositi da una punteggiatura perfetta, che detona un ritmo scorrevole, ma allo stesso tempo lento e agonizzante.  A prescindere da quello che accade, possiamo confermare di trovarci in un genere cupo, ombroso, un genere che fa paura e che mette il terrore grazie alla scrittura caratteristica di Chiara Cilli. Scrittura pulita, senza imperfezioni, parole che ti entrano nella testa, ti ammaliano e rimangono incastrate nel cervello.
Ho avuto i brividi per tutta la lettura, l’ansia per quello che sarebbe successo dopo e mi sono ritrovata alla fine in pochissimo tempo con l’acqua alla gola e la voglia di saperne di più.
La caratterizzazione dei personaggi emerge ancora di più in questo libro, dove manca volutamente la dinamicità delle azioni per dare spazio alla psicologia di entrambi, grazie alla quale ho compreso perfettamente la deviazione e le tenebre di Armand e il ruolo e i sentimenti di Ekaterina. Ho apprezzato ancora di più questa ragazza, ho amato come la Cilli abbia descritto la sua doppia personalità, come riesca a controllarla e come a volte una voglia prevalere sull’altra.
Anche stavolta le ultime battute prima della fine ci lasciano spiazzati e ora come ora non vedo l’ora di scoprire cosa accadrà nell’ultimo volume della trilogia. Questo momento di pausa vissuto nelle menti di Armand ed Ekaterina, in cui abbiamo potuto addentrarci nel loro passato, è solo un prologo di ciò che ci aspetta. Questa calma apparente è l’inizio della guerra, adesso non ci aspetta che prepararci per combattere con loro e se riuscirete a schierarvi beh, beate voi, perché io in questo momento proprio non ci riesco, anche se in quella stanza forse il mio cuore è stato più dalla parte di quella donna dagli occhi verdi che mi è entrata sottopelle ancora di più.
Tenendo conto però della premessa iniziale, posso confermare che Armand Lamaze è il personaggio meglio riuscito, è quello che mi fa più paura di tutti ma la sua storia e il suo passato mi hanno uccisa, letteralmente, strappandomi il cuore e riducendolo a pezzettini. Sofferenza, atrocità, lacrime e disperazione. Quanto dobbiamo aspettare Chiara Cilli? Quanto ci farai attendere? Perché noi non vediamo l’ora di ritrovarci di nuovo nel castello di Véres!





IL SETTIMO VOLUME È IN PROMOZIONE!


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LEGGI IL PROLOGO

Piombo a terra con uno schiocco viscido. Provo a sollevarmi su mani e ginocchia. Il mio sangue si mescola alla melma, che mi trattiene, mi vuole inghiottire. Il suo piede affonda nel mio addome, facendomi cadere sulla schiena.
Poi lui è su di me.
Il suo pugno cala con violenza, ma non lo sento.
Non sento più niente.
Perché lui non sente me.
Ho cercato di raggiungerlo.
L’ho implorato.
Ma la sua mente è troppo forte, il suo cuore racchiuso in un’oscurità troppo malvagia.
Le grida della campionessa non sono più assordanti, si stanno allontanando. Sta tentando di abbattere le sbarre della gabbia con tutta se stessa, urla disperatamente il mio nome.
Mi tende la mano.
La mano che tante volte mi ha salvato.
La mano che tante volte si è presa cura di me.
Le sue guance sono rigate dalle lacrime.
Le mie sono intrise di sangue.
Mi supplica.
Ma io resisto, ancora. Di più.
Lo devo a lui.
Le dita attorno alla mia gola stringono senza pietà, con rabbia cieca.
Mi porteranno da lui.
Voglio andare da lui.
Mi sta aspettando.
L’aria sta abbandonando i miei polmoni.
Tutto sta sfumando.
I colori stanno svanendo.
Un’ultima parola lascia le mie labbra, e il ruggito della campionessa esplode nella mia testa come il suono più dilaniante che abbia mai udito.


GRAPHIC TEASER



L'AUTRICE

Nata il 24 gennaio 1991, Chiara Cilli vive a Pescara. I generi di cui scrive spaziano dal Dark Fantasy e Dark contemporaneo all’Erotic Suspense. Ama le storie d'amore intense e drammatiche, con personaggi oscuri, deviati e complicati.

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2 commenti

  1. Grazie dal profondo del cuore per le vostre bellissime recensioni, ragazze, sono super felice che vi sia piaciuto tanto! ♥

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